martedì 23 dicembre 2008

Quelli che...

...per fare un fumetto ci vuole poco tempo.

Ebbene si, cari radiopunxascoltatori, oggi parliamo di quanto il lavoro del fumettista sia visto dai non addetti ai lavori come una parente molto prossimo dell'ozio totale.

Niente di più sbagliato. Nell'intervento del 3 dicembre abbiamo già mostrato quante fasi siano necessarie prima che la pagina finita sia finita sul serio.
Quindi, diamo la parola al Pau.

"Oggi vi mostrerò i particolari.
Quelli che fanno di una storia una storia verosimile.
Vi mostrerò, in breve, alcuni immani trapanamentidiballe che in gergo tecnico vanno sotto il nome di studio degli ambienti.

Ora, uno ha un'idea per una storia, e questo è relativamente facile.
(Tralasciamo il fatto che l'idea può essere una ciofeca, che per ora non ci interessa).
Il fatto è che una storia va raccontata. E i racconti vanno localizzati spaziotemporalmente. Avrei potuto inventarmi La Terra di Mezzo, e perdere un anno e mezzo a caratterizzarla, oppure prendere un posto già esistente, e utilizzarlo per i miei loschi fini.
Ho fatto così.
Ho preso Milano.
Milano nel 1979, per la precisione.
Poi, ho creato la radio.
Per fortuna ho alcuni rudimenti di disegno. In questo modo ho potuto evitare al disegnatore un po' di lavoro e, soprattutto, decidere tutto io, come la mia indole dittatoriale mi suggerisce sovente.

Dopo questa sommaria piantina (non ho fatto nessuna scuola per geometri, il mio talento per il disegno tecnico è cristallino e naturale) ho creato una particolareggiatissima pianta della radio.
Una roba che nemmeno Renzo Piano...
Ma cosa dico, nemmeno Lloyd Wright (quell'incapace della casa sulla cascata o del Guggenheim) avrebbe potuto concepire un simile capolavoro di razionalità architettonica e di equilibrio degli spazi.

Comunque, giunti a questo punto mi dico che tutto sto lavoraccio potevo sbolognarlo al disegnatore, mentre io sarei potuto restare tra le soffici coperte a inventare nuovi stucchevoli aggettivi.
E invece no.
Per niente sazio, decido di darmi alla prospettiva (non la prospettiva Nevskij, che sarebbe come gettarmi sulla strada a vendere il mio bel corpicione) e disegnare uno scorcio dall'alto dell'ambiente principale.
Lo stupendo risultato lo vedete sotto.
A questo punto sono soddisfatto, consegno il materiale al disegnatore e posso puntualmente rompergli le scatole quando disegna una sbarra in più alla finestra della radio!
So' soddisfazioni..."

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